Le primarie a Montesilvano hanno emesso il loro verdetto: l’elettorato del centro-sinistra ha scelto Attilio Di Mattia come proprio candidato sindaco; dunque è lui il vincitore di questa competizione. A mio parere due sono stati i suoi punti di forza: la presenza al suo fianco di una compagine politica solida e coesa e la scelta di privilegiare il contatto diretto e personale con l’elettorato.
Spiace constatare che, nonostante la serietà e la competenza personale di Marco Volpe ne abbiano limitato l’entità, la sconfitta del Partito Democratico appare senza appello: troppi gli errori che i responsabili regionali, provinciali e comunali hanno commesso; uno, a mio parere, prevale su tutti: aver deciso di affrontare le fasi che hanno preceduto le primarie in maniera privatistica, con scelte e decisioni prese a livello personale, senza mai coinvolgere pienamente gli organismi di partito e l’assemblea degli iscritti. Non sorprende, quindi, che non esista ad oggi un programma elettorale del PD di Montesilvano: si è rincorsa per mesi la chimera di un candidato unico senza preoccuparsi di dire che cosa questo candidato avrebbe dovuto prospettare agli elettori del nostro schieramento; qualcuno ha commesso l’errore di guardare troppo presto alle prossime elezioni regionali e troppo poco alle “questioni primarie” che i futuri amministratori di Montesilvano dovranno affrontare.
Ad una settimana dal voto, però, non si può continuare a far finta di nulla; è opportuno che si apra una riflessione seria su quanto è accaduto e ci si interroghi sulla strada da intraprendere verso le elezioni amministrative di primavera.
La dirigenza del PD montesilvanese ha l’obbligo di convocare al più presto una assemblea comunale degli iscritti: sapremo, così, con certezza, chi e quanti sono i tesserati democratici a Montesilvano e, soprattutto, saremo in grado di conoscere, finalmente, la loro opinione sulla linea politica che le segreterie comunali e provinciali del partito hanno imposto negli ultimi cinque mesi.